Rimborsi ex specializzandi, legge sanatoria ai box. Ecco gli ultimi aggiornamenti


«Abbiamo salutato con entusiasmo il Ddl 2400, apprezzando la volontà politica di chiudere il caso degli ex specializzandi. Oggi però constatiamo che l’Iter legislativo rischia di arenarsi; il testo iniziale, bersagliato da emendamenti e richieste di modifica arrivate, paradossalmente, anche dagli interventi in sede consultiva dei rappresentati dei medici, ha visto allargare le sue maglie con il conseguente venir meno dei principi di sostenibilità economica». Il presidente degli avvocati del pool Consulcesi Massimo Tortorella commenta quanto si sussurra nei corridoi del Senato dove la proposta per indennizzare ex specializzandi dei periodi 1983-91 e 1993-2006 è arenata in Commissione Istruzione da novembre. In autunno potrebbero chiudersi i termini di prescrizione, o così potrebbero sentenziare sempre più giudici. Le categorie interessate sono due.
Prima categoria-La Direttiva Ue 76 del 1982 prevedeva che gli specializzandi dal 1983 dovessero ricevere adeguata remunerazione. Lo Stato italiano non li pagava. Nel 1991 il decreto 257 previde dall’anno accademico 91-92 una borsa da 11 mila euro per anno di specializzazione. Da gennaio 1983 a tutto il 1991 i medici non vennero pagati. Molti, adite le vie legali, sono stati risarciti. In questa coorte c’è una sotto-categoria: chi a gennaio 1983, all’entrata in vigore della direttiva, già frequentava i corsi. La Cassazione con sentenza 17434 del 2 settembre 2015 ha ammesso al risarcimento anche gli ammessi alle scuole di specialità in medicina dal 1978-79 al 1982-83.

Seconda categoria– Nel 1993 un’altra direttiva Ue, la 16, previde che i medici specializzandi dovessero avere non una semplice borsa di studio ma un contratto di formazione: il doppio di 11 mila euro lordi della borsa, con coperture di maternità e malattia e pagamento dei contributi. Lo stato italiano ha mantenuto le borse fino al 2006 quando è stata recepita la direttiva Bolkestein con tre decreti attuativi. Chi, ex specializzando, ha ricorso chiedendo la differenza tra contratto “europeo” e borsa percepita ha spesso ottenuto un risarcimento.

Il ddl Aiello– Il recente disegno di legge 2400 a prima firma del senatore Piero Aiello si è orientato a concedere la borsa a tutti gli specializzandi aventi diritto e non solo a chi facesse ricorso: a seconda degli emendamenti in commissione sanità, il risarcimento andrebbe da 7 a 11 mila euro per anno di frequenza. Alcune proposte spingono per beneficiare solo chi non percepì la borsa tra 83 e 91, in quanto l’infrazione da sanare riguardava solo questi ultimi. Ora la proposta è ferma.

La prescrizione – Nel 1999 la legge 370 dispose risarcimenti da 13 mila euro per anno di frequenza a seguito delle sentenze favorevoli a chi non era stato pagato tra il 1983 e il 1991,Alcuni giudici hanno sentenziato che i termini di prescrizione scattano da lì e si sono chiusi nel 2009. La maggior parte delle sentenze però ammette un altro termine, il 21 ottobre 2017, perché giusto 10 anni prima scadeva il termine imposto all’Italia per allinearsi alle direttive Ue. Per gli specialisti 93-06, spiega l’avvocato Marco Tortorella di Consulcesi, «la prescrizione dovrebbe scattare dal 2 novembre 2017, perché solo 10 anni fa venne reso chiaro il quadro del contratto di formazione specialistica da tre decreti attuativi: il primo del 7 marzo 07 fissa il costo del contratto, il secondo del 6 luglio stabilisce lo schema e il terzo del 2 novembre delinea il fabbisogno finanziario. Senza il “trittico”, la normativa non sarebbe applicabile e si considera l’ultimo Dpcm. Sebbene riteniamo che in assenza di una norma attuativa, secondo i principi stabiliti dalla Cassazione, i termini di prescrizione non dovrebbero decorrere, suggeriamo ai medici di tutelarsi entro il 20 ottobre 2017 a causa dei tempi tecnici della presentazione dell’istanza», dice Tortorella.

Azione legale o atto interruttivo – «Si può avviare l’azione legale (quella di Consulcesi scade il 15 luglio) o produrre un atto interruttivo, o una diffida, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ai Ministeri competenti», conclude Tortorella. Francesco Medici consigliere Anaao Lazio e protagonista dei primi ricorsi con Cumi suggerisce l’atto interruttivo personale: «Più ci si avvicina alla scadenza dei termini più a mio avviso i giudici potrebbero dare valore negativo a elementi che hanno portato a un ricorso tardivo, ad esempio al fatto che in costanza di corso si sia lavorato (anche se ci sono recenti precedenti favorevoli). Solo se la Cassazione considerasse permanente il danno subito dallo specializzando si supererebbe il blocco della prescrizione. Diminuendo le chance di vittoria, l’azione legale si fa impegnativa mentre l’atto interruttivo non costa nulla. Ma qualcosa bisogna fare». Consulcesi propone l’azione legale gratuita.

Sindacati o avvocati – «Penso sia utile rivolgersi a strutture e centri servizi che hanno dimostrato di portare avanti efficacemente la battaglia degli ex specializzandi», ribatte Danilo Mazzacanesegretario generale di Cisl Lombardia. «I sindacati ormai sono presi da altre questioni, i pool di avvocati invece hanno maturato esperienza e si sono adoperati, nel caso di Consulcesi, per un accordo transattivo che coprisse tutti gli aventi diritto». Entrambi i medici sono convinti che la legge difficilmente arriverà. Più ottimista Mazzacane: «Se proprio lo stato non avesse quattrini per tutti, potrebbe nell’ambito di una transazione dare la priorità nell’indennizzo a chi ex specializzando ha investito denaro facendo ricorso e portando le proprie ragioni. Con buona pace dei non ricorrenti, i quattrini risparmiati servirebbero a finanziare missioni come l’equiparazione a specialità dei medici di famiglia tirocinanti». Per Medici, «la legge avrebbe costi molto alti, se poco poco quei costi si somigliano con l’esborso prevedibile a seguito delle sentenze lo stato preferirà la seconda soluzione, se non altro dilaziona l’impegno economico».

Mauro Miserendino – da DOCTORNEWS del 6 giugno 2017

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«Abbiamo salutato con entusiasmo il Ddl 2400, apprezzando la volontà politica di chiudere il caso degli ex specializzandi. Oggi però constatiamo che l’Iter legislativo rischia di arenarsi; il testo iniziale, bersagliato da emendamenti e richieste di modifica arrivate, paradossalmente, anche dagli interventi in sede consultiva dei rappresentati dei medici, ha visto allargare le sue maglie con il conseguente venir meno dei principi di sostenibilità economica». Il presidente degli avvocati del pool Consulcesi Massimo Tortorella commenta quanto si sussurra nei corridoi del Senato dove la proposta per indennizzare ex specializzandi dei periodi 1983-91 e 1993-2006 è arenata in Commissione Istruzione da novembre. In autunno potrebbero chiudersi i termini di prescrizione, o così potrebbero sentenziare sempre più giudici. Le categorie interessate sono due.

Prima categoria-La Direttiva Ue 76 del 1982 prevedeva che gli specializzandi dal 1983 dovessero ricevere adeguata remunerazione. Lo Stato italiano non li pagava. Nel 1991 il decreto 257 previde dall’anno accademico 91-92 una borsa da 11 mila euro per anno di specializzazione. Da gennaio 1983 a tutto il 1991 i medici non vennero pagati. Molti, adite le vie legali, sono stati risarciti. In questa coorte c’è una sotto-categoria: chi a gennaio 1983, all’entrata in vigore della direttiva, già frequentava i corsi. La Cassazione con sentenza 17434 del 2 settembre 2015 ha ammesso al risarcimento anche gli ammessi alle scuole di specialità in medicina dal 1978-79 al 1982-83.

Seconda categoria– Nel 1993 un’altra direttiva Ue, la 16, previde che i medici specializzandi dovessero avere non una semplice borsa di studio ma un contratto di formazione: il doppio di 11 mila euro lordi della borsa, con coperture di maternità e malattia e pagamento dei contributi. Lo stato italiano ha mantenuto le borse fino al 2006 quando è stata recepita la direttiva Bolkestein con tre decreti attuativi. Chi, ex specializzando, ha ricorso chiedendo la differenza tra contratto “europeo” e borsa percepita ha spesso ottenuto un risarcimento.

Il ddl Aiello– Il recente disegno di legge 2400 a prima firma del senatore Piero Aiello si è orientato a concedere la borsa a tutti gli specializzandi aventi diritto e non solo a chi facesse ricorso: a seconda degli emendamenti in commissione sanità, il risarcimento andrebbe da 7 a 11 mila euro per anno di frequenza. Alcune proposte spingono per beneficiare solo chi non percepì la borsa tra 83 e 91, in quanto l’infrazione da sanare riguardava solo questi ultimi. Ora la proposta è ferma.

La prescrizione – Nel 1999 la legge 370 dispose risarcimenti da 13 mila euro per anno di frequenza a seguito delle sentenze favorevoli a chi non era stato pagato tra il 1983 e il 1991,Alcuni giudici hanno sentenziato che i termini di prescrizione scattano da lì e si sono chiusi nel 2009. La maggior parte delle sentenze però ammette un altro termine, il 21 ottobre 2017, perché giusto 10 anni prima scadeva il termine imposto all’Italia per allinearsi alle direttive Ue. Per gli specialisti 93-06, spiega l’avvocato Marco Tortorella di Consulcesi, «la prescrizione dovrebbe scattare dal 2 novembre 2017, perché solo 10 anni fa venne reso chiaro il quadro del contratto di formazione specialistica da tre decreti attuativi: il primo del 7 marzo 07 fissa il costo del contratto, il secondo del 6 luglio stabilisce lo schema e il terzo del 2 novembre delinea il fabbisogno finanziario. Senza il “trittico”, la normativa non sarebbe applicabile e si considera l’ultimo Dpcm. Sebbene riteniamo che in assenza di una norma attuativa, secondo i principi stabiliti dalla Cassazione, i termini di prescrizione non dovrebbero decorrere, suggeriamo ai medici di tutelarsi entro il 20 ottobre 2017 a causa dei tempi tecnici della presentazione dell’istanza», dice Tortorella.

Azione legale o atto interruttivo – «Si può avviare l’azione legale (quella di Consulcesi scade il 15 luglio) o produrre un atto interruttivo, o una diffida, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ai Ministeri competenti», conclude Tortorella. Francesco Medici consigliere Anaao Lazio e protagonista dei primi ricorsi con Cumi suggerisce l’atto interruttivo personale: «Più ci si avvicina alla scadenza dei termini più a mio avviso i giudici potrebbero dare valore negativo a elementi che hanno portato a un ricorso tardivo, ad esempio al fatto che in costanza di corso si sia lavorato (anche se ci sono recenti precedenti favorevoli). Solo se la Cassazione considerasse permanente il danno subito dallo specializzando si supererebbe il blocco della prescrizione. Diminuendo le chance di vittoria, l’azione legale si fa impegnativa mentre l’atto interruttivo non costa nulla. Ma qualcosa bisogna fare». Consulcesi propone l’azione legale gratuita.

Sindacati o avvocati – «Penso sia utile rivolgersi a strutture e centri servizi che hanno dimostrato di portare avanti efficacemente la battaglia degli ex specializzandi», ribatte Danilo Mazzacanesegretario generale di Cisl Lombardia. «I sindacati ormai sono presi da altre questioni, i pool di avvocati invece hanno maturato esperienza e si sono adoperati, nel caso di Consulcesi, per un accordo transattivo che coprisse tutti gli aventi diritto». Entrambi i medici sono convinti che la legge difficilmente arriverà. Più ottimista Mazzacane: «Se proprio lo stato non avesse quattrini per tutti, potrebbe nell’ambito di una transazione dare la priorità nell’indennizzo a chi ex specializzando ha investito denaro facendo ricorso e portando le proprie ragioni. Con buona pace dei non ricorrenti, i quattrini risparmiati servirebbero a finanziare missioni come l’equiparazione a specialità dei medici di famiglia tirocinanti». Per Medici, «la legge avrebbe costi molto alti, se poco poco quei costi si somigliano con l’esborso prevedibile a seguito delle sentenze lo stato preferirà la seconda soluzione, se non altro dilaziona l’impegno economico».

Mauro Miserendino


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Informazioni su Francesco Medici

Consigliere Nazionale ANAAO Socio fondatore ANMOS Consigliere nazionale COSMED Dirigente medico Ospedale San Camillo Forlanini- Roma Medico di Pronto soccorso . Incarico di Team Leader