RIFORMARE LA MEDICINA DEL TERRITORIO


L’emergenza Covid – 19 ha evidenziato tutte le criticità della Medicina del Territorio e causato la morte di molti Colleghi tra i MMG. Molti altri si sono infettati ma sono dovuti rimanere al lavoro perchè asintomatici e comunque non controllati per mancanza di tamponi. Mentre accadeva tutto questo sono entrati in vigore i nuovi AACCNN  della Medicina Generale, PLS e della Specialistica Ambulatoriale. Sembra che FIMMG, FIMP e SUMAI  (sindacati maggioritari dei MMG, PLS, SAI) abbiano preso accordi tra loro per dire le stesse cose. La telemedicina ed il teleconsulto sono divenuti il loro “mantra” e da ciò si evince che tali colleghi frequentano raramente i loro ambulatori e non hanno rapporti con i loro pazienti. La gestione corretta dell’assistenza medica territoriale è attualmente molto difficile. Non esiste la continuità ospedale-territorio e non esiste la possibilità di confronto tra i medici del territorio, cioè tra MMG, PLS e SAI (Specialisti Ambulatoriali Interni). Nella mia esperienza venticinquennale di SAI la continuità ospedale-territorio consiste nella lettera di dimissione ospedaliera che i pz. tengono tra i loro documenti sanitari e la comunicazione con i MMG è l’impegnativa con la richiesta della prestazione specialistica. Lo stesso avviene quando ci vengono inviate richieste di visite specialistiche a domicilio: la comunicazione è l’impegnativa. Non è questo il modo di gestire l’Assistenza Specialistica nel Territorio. Gli SAI avrebbero dovuto essere il filtro per gli accessi impropri al Pronto Soccorso da parte di pz. a caccia di assistenza specialistica veloce e non in libera professione. Se ci fosse stata una seria programmazione del fabbisogno di specialisti del territorio questo non sarebbe accaduto. Numerose branche specialistiche oggi potrebbero essere gestite esclusivamente a livello ambulatoriale, alleggerendo il carico di lavoro dei colleghi ospedalieri ed abbattendo le famose liste di attesa. Ma la maggior parte dei medici, sia Ospedalieri, che MMG, non vuole specialisti ambulatoriali convenzionati perché, ottusamente, li ritengono concorrenti rispetto alla loro  libera professione. Noi medici prossimi alla pensione sappiamo come si entrava in una Scuola di Specializzazione e come “non” si poteva diventare un vero specialista senza frequentare i reparti di pertinenza. Neanche gli specialisti odierni senza adeguata pratica clinica sono in grado di esercitare autonomamente la professione. Il Decreto Balduzzi del 2012 è stato un tentativo fallito di riformare le Cure Primarie. Esso prevedeva che i MMG ed i PLS e gli Specialisti Ambulatoriali  si coordinassero nelle  Case della Salute;  i MMG avrebbero dovuto garantire l’assistenza di base nelle 24 ore. L’idea di raggruppare nelle case della salute i MMG ed i PLS avrebbe loro permesso  di confrontarsi, collaborare, effettuare esami diagnostici di primo livello e richiedere le consulenze specialistiche gestibili ambulatorialmente. Naturalmente supportati dai un/una segretaria ed infermieri professionali. Nulla di ciò è stato fatto. La maggior parte dei MMG preferisce restare isolato nel proprio ambulatorio, con scarsi strumenti diagnostici, continuando a lavorare senza ferie remunerate e cercando affannosamente sostituti che non si trovano più in caso di malattia. L’ACN della Medicina Generale è ormai obsoleto: non si può più pensare di essere remunerati per numero di pz. assistiti. Il rapporto fiduciario con il medico che si preferisce si può regolamentare in altro modo, da valutare. L’ACN degli Specialisti Ambulatoriali si avvicina sempre di più a quello dei Dirigenti ed ogni volta viene siglato con minori tutele. La nostra attività è sotto lo stretto controllo dei Direttori di Distretto, i quali, anziché valutare la qualità delle prestazioni offerte, ne conteggiano il numero. Da qualche anno la nostra funzione è: “abbattere le liste di attesa”. Il SSN sottofinanziato da anni viene controllato più che dal Ministero della Salute da quello dell’Economia e Finanze con la connivenza silenziosa dei Sindacati Maggioritari. Noi medici del territorio vogliamo continuare così o deciderci a chiedere le riforme necessarie per garantire una corretta gestione dell’assistenza sanitaria territoriale e per pretendere la rivalutazione del nostro ruolo professionale?

Viviana Ciarrocca  

 Specialista Ambulatoriale Interna