CORONAVIRUS: dove la paura non arriva …. arriva l’ignoranza!


di Paolo Marotta

La scorsa settimana ci eravamo lasciati a parlare di quanto, secondo i dati proposti, questa “pandemia” fosse sovrastimata rispetto ad altre patologie che costantemente affliggono il nostro Paese e non solo.

Abbiamo tutti appurato che questa pandemia è stata provocata da virus. Quindi come tutti i virus, sarà presente nel nostro habitat per il prossimo futuro. Probabilmente era già presente da sempre nel nostro habitat ma non aveva questo tipo di morbilità. Forse era presene nel nostro habitat ed una mutazione spontanea o provocata dal contatto con altri virus o batteri ne ha provocato questa elevata morbilità! Infatti il COVID 19 era forse già presente in Italia nell’autunno 2018 durante il quale si sono riscontrati alcuni casi di decesso per polmonite virale non attesa. Ma allora non si facevano tamponi. Nel 2020 il virus ha mostrato la parte più aggressiva, con quello che è successo, ma come tutte le forme virali ha un tempo limitato e dopo cinque mesi ha terminato la spinta propulsiva virulenta ed oggi ne stiamo valutando la lenta decrescita.

Cosa sarebbe successo se NON avessimo attuato la FASE 1? Sicuramente avremmo avuto un numero di decessi superiore! Di quante unità? Il calcolo prospettico si può fare in base a quanto successo nei primi giorni a Vo Euganeo prima che si attuasse l’isolamento! Quindi ammettiamo che il dato nella provincia di Padova possa essere esteso a tutto il Paese (cosa che sappiamo essere falsa ma che probabilmente non si è diffusa per l’isolamento). Inoltre immaginiamo che questo dato non si limitasse a durare tre mesi (da Febbraio ad Aprile) ma ne durasse sei (da Febbraio a Luglio). Orbene i conti sono presto fatti! Nella provincia di Padova ad oggi ci sono stati 3134 casi in contagio su 18224 in tutto il Veneto (17.19%) il picco dei contagiati fino al 22 Marzo era stato di 583 e, per la provincia di Padova, ammettiamo che fosse il 30% (non abbiamo dati certi) ovvero 175 casi. La mortalità, ad oggi, è stata di 1502 che rappresenta il 8,24% dei totali nel Veneto e corrisèponde a 258 deceduti per la provincia di Padova. Allora, se i decreti non ci fossero stati, ammettiamo che la contagiosità sarebbe salita fino a cinque volte (parliamo di contagiosità) e che anche gli altri dati l’avrebbero seguita. Quindi avremmo avuto dal momento del picco (586 contagiati) una curva in salita fino a tutto il mese di Giugno con un totale al picco di 1190 contagiati ed un totale di circa 88540 contagi in tutto il Veneto di cui positivi e ricoverati 42941 (48,57% ), guariti 38426 (43,48%)  e deceduti 6994 (7,95%).

Dopo tutti questi numeri un ultimo sforzo!

Terminando una proiezione totalmente ipotetica, stando ai dati di oggi in Italia e volendo riportare il tutto ad un livello Nazionale dovremmo ritenere che se non ci fosse stato il “lockdown”  (che in italiano sarebbe isolamento), avremmo avuto in tutta Italia 1.007.525 contagi, 489.355 ricoverati, 438.072 guariti e 80.098 deceduti.

A tutti questo dato sembra incompatibile con il buonsenso e la giusta attenzione alla salute pubblica ed è altrettanto vero che la mortalità/morbilità di una popolazione non deve e non può essere appannaggio delle classi più svantaggiate. In conclusione dovremmo desumere che non avremmo avuto alternative all’isolamento ma, come in tutte le cose, esiste il “giusto mezzo”! Probabilmente, se invece di proporre il totale isolamento, avessimo previsto dall’inizio della pandemia un distanziamento corretto e l’uso delle mascherine (ancorché insufficiente a garantire la sicurezza matematica del non contagio), forse il panico, la diffusione della malattia, e la povertà (alla quale assisteremo nei prossimi anni) non sarebbero state così devastanti per la salute pubblica e per la nostra disastrata economia.

Perché non si è ritenuto opportuno cercare la strada mediana? Non bisogna dimenticare che la causa del lockdown è stata la dissennata ricerca di un risparmio, da parte della politica degli ultimi trenta anni (dal 1992 ad oggi), sulle spalle della sanità pubblica che ha determinato una rincorsa di tutte le regioni (dopo la modifica del Capo V della costituzione) a fare tagli lineari ed indiscriminati su tutte le strutture sia ospedaliere che territoriali, senza mai cercare di dare piena applicazione a quella famigerata legge  883/78 di istituzione del servizio sanitario nazionale che prevedeva una rete di collegamenti fra ospedali e territorio che rendesse la sanità maggiormente funzionale alle esigenze dei cittadini. Una sanità dove la medicina di prossimità e l’ospedale dialogassero proattivamente. Dove il medico di famiglia avesse chiara la sua “missione” che non doveva essere quella di aumentare la propria ricchezza a vantaggio di attività “collaterali” alla sua attività, ma di predisporre una cartella clinica dei suoi assistiti chiara e completa e che, ove necessario, la comunicasse alle USL (oggi aziende) e agli Ospedali (oggi aziende) per rendere fluido il percorso di salute del cittadino. Dove il medico specialista ospedaliero pubblico non svolgesse la sua attività, dopo essersi creato una clientela nel pubblico,  soprattutto nel privato accumulando patrimoni a discapito del SSN. Dove il cittadino non fosse il centro della sua salute, ammaliato dalle sirene della vita eterna della case farmaceutiche, ma fosse affidato alle cure del suo medico di fiducia (parola desueta) e non ai tanti ciarlatani che gravitano intorno al business della sanità. Dove i medici fossero sanzionati (amministrativi, ordine dei medici, magistratura) per i comportamenti non deontologicamente accettabili basati sul proprio interesse economico e dove le amministrazioni delle strutture territoriali e ospedaliere vegliassero sul benessere della popolazione. La distorsione della nostra società occidentale ha portato al centro della sanità il profitto illudendo il cittadino/paziente di essere al centro del sistema, mentre è sempre stato sfruttato per la sua ingenuità e ignoranza in un gioco truccato fra sanità pubblica e privata. Occorre sempre diffidare dei medici (e non) gargarozzoni che spesso occupano troppe poltrone ed hanno una carta intestata che straborda di titoli millantando di sapere di ogni cosa. In tutte le società, a partire da quelle tribali,  ogni individuo deve avere un ruolo e svolgerlo nel miglior modo possibile nell’interesse di tutta la popolazione. Per assurdo in questa società, e non solo in Italia, il COVID 19 potrebbe essere una speranza, un punto di svolta, sicuramente un’opportunità e l’unico obiettivo che dovremmo avere è … coglierla! Ma l’uomo sarà i grado di evolvere?