COVID 19: L’UOMO NERO?


Tutto è iniziato a Novembre 2019? Nel nostro Paese tutto è partito a gennaio 2020? In Italia abbiamo iniziato a prendere le misure contenitive da subito ma …. eravamo soli in Europa! Si è parlato prima  di una polmonite virale … poi una di un’anomala reazione  infiammatoria con eccesso di citochine … poi di una malattia sistemica … insomma una virosi (?) molto seria delle quale, a mio avviso, non si è guardato ai dati reali! Almeno quelli che già avevamo!

Mi rendo conto che, scrivere o anche soltanto parlare serenamente di una tematica così delicata ed estremamente complessa come questa, porti il rischio di essere tacciati di cinismo… ma a questo punto mi sembra opportuna un’analisi acritica.

Sin dall’inizio di questa virosi epidemica si era capito che si trattava di un virus. Quale? Un “Coronavirus” lo stesso che insieme ad altri può essere la causa del comune raffreddore (Rhinovirus, Virus influenzale, Virus parainfluenzale, Virus Respiratorio Sinciziale). Sicuramente la caratteristica della mutazione del Coronavirus in COVID 19 è stata quella che ha provocato, in questa virosi, una forte morbilità ma soprattutto una decisa penetrazione dello stesso nell’organismo umano, provocando polmoniti virali, che in alcune circostanze possono risultare mortali.  Ma ad oggi gli scienziati hanno capito di cosa si tratta? A mio modesto parere ancora no! Infatti, ammettendo che la causa di questo pandemonio sia un virus, certamente ha un comportamento anomalo così come la risposta immunologia alla malattia… quanti di noi ricorda le PESS? La PanEncefalite Subacuta Sclerosante è una delle tante patologie cerebrali provocata da “virus lenti” che abbaino studiato sui libri di patologia medica! La causa di queste patologie? Ignota e non curabile! Quindi senza scandalizzare nessuno dobbiamo accettare il fatto che, nonostante i progressi, la medicina NON spiega tutto ma propone delle teorie (prioni). Quindi anche il COVID 19 potrebbe, e ribadisco potrebbe, far parte di questa schiera di malattie!

Ho deciso solo oggi di scrivere questo articolo, anche se il mio pensiero risale a Gennaio,  perché mi sembra evidente, prescindendo le rilevazioni fatte con tamponi a macchia di leopardo in tutta Italia, che la fase critica sia passata e ci si sta avviando verso  una graduale e lenta regressione della malattia. Questo si verifica in tutte le forme di virosi anche quelle meno aggressive ma molto più morbili come la virosi influenzale che siamo abituati a conoscere tutti gli anni e che anche quest’anno ha interessato 7.199.000. Si … leggete bene, l’influenza, della quale non si fanno tamponi e per la quale ogni anno viene somministrato il vaccino,  nonostante tutto, il virus influenzale contagia l’11,9% della popolazione italiana a fronte dello 0,31 % del COVID 19. 

Ripeto, per maggiore chiarezza, che entrambi i dati sui contagi sono sottostimati poiché mentre per il COVID 19 vengono fatti i tamponi SOLTANTO alle persone che SICURAMENTE sono venute in contatto con pazienti positivi per il COVID 19, per l’influenza NON  vengono fatti i tamponi e quindi, in entrambi i casi, non possiamo essere certi dei dati relativi ai contagi!

Certo, il COVID 19 ha, ad oggi in Italia, contagiato 189973 ed ha mietuto 25549  vittime ma per l’influenza NON sappiamo (nonostante il vaccino) quante vittime siano state realmente fatte perché non abbiamo mai fatto i tamponi per questa malattia e perché non abbiamo una rilevazione così attenta come per il COVID 19.

Quindi sicuramente la mortalità per COVID19 è estremamente alta rispetto ai casi certi di positività al virus (ricordando a chi vengono fatti i tamponi) ma, di fatto non conosciamo quale sia l’incidenza REALE sia del COVID19 (aumentando i contagiati si ridurrebbe il rapporto con i decessi ma aumenterebbe l’incidenza sulla popolazione totale) che dell’influenza sulla popolazione dato che, per quest’ultima non vengono fatti i tamponi.

Inoltre se guardiamo le altre malattie che, ad oggi sembrano scomparse, ma che tutti gli anni interessano la popolazione italiana, ci accorgiamo che anch’esse mietono un numero significativo di vittime. In tutti questi numeri non ho ancora menzionato il numero dei pazienti guariti da questa malattia (57576)  che rappresentano il 30.3% dei contagiati ovvero 1/3 del totale!

Ovviamente i dati sulle malattie sopra descritte sono relativi a tutto l’anno solare ma, a differenza delle forme virali, sono dati che sono consolidati nel tempo mentre, tutte le virosi, hanno della curve gaussiane che, quindi, hanno durata che mediamente si sviluppa nell’arco temporale di cinque mesi. Premesso quanto detto potremmo stimare, data la curva ormai discendente del COVID19 che il totale dei contagiati non potrà superare i 300000 casi nell’anno e resteremmo nel range dello 0.5 % rispetto alla popolazione totale. Quindi per dare una valutazione complessiva di quanto esposto posso, con tutta la serenità possibile, affermare che sicuramente la mutazione del Corona virus in COVID19 rappresenta una minaccia per la nostra società ma, a fronte dei dati sovraesposti, non rappresenta l’uomo nero più di quanto non lo rappresentino altre patologie virali e non.

A corroborare i dati italiani sottolineo che il COVID 19 è una patologia che, ad oggi, nel mondo interessa lo 0,02% dell’intera popolazione del Pianeta e, anche se ci limitassimo a valutare l’impatto sugli stati che sono oggi interessati dalla pandemia, vedremmo che la percentuale sarebbe di circa lo 0,06% del totale. Questo solo per quanto riguarda la morbilità, ovvero la presenza della malattia sulla popolazione, se invece ci volessimo soffermare sui dati relativi alla mortalità che questa malattia comporta e la volessimo confrontare con la mortalità che le altre malattie hanno sulla popolazione mondiale ci accorgeremmo che le percentuali sarebbero ancora più irrisorie.

Questa malattia ha messo in seria difficoltà la nostra Nazione solo per un motivo: i ricoveri in terapia intensiva. Questo si è verificato per due motivi: il primo legato al totale scollamento fra ospedale e territorio ed il secondo per la totale mancanza di strutture territoriali intermedie efficienti. Queste ultime sono necessarie causa il cambiamento della società che NON prevede le famiglie allargate del ‘900, che, di converso oggi, sarebbero state fondamentali per evitare il sovraffollamento degli ospedali. La “sfortuna” delle regioni del Nord ITALIA è legata alla scelta che queste regioni hanno fatto: hanno preferito investire negli ultimi vent’anni nel privato convenzionato depauperando le strutture pubbliche di personale e mezzi al fine di poter rientrare facilmente nel bilancio regionale (che ricordo a tutti per il 75% è relativo ai costi del personale sanitario). Ma tutto ha un costo …..

Nel prossimo articolo esprimerò le perplessità in merito a come è stata gestita questa pandemia in Italia e nel mondo.

Auguro a tutti Buon 25 Aprile nella speranza che il COVID 19 nato come la iattura  del nostro mondo riesca  a far cambiare tante piccole storture che non permettono alla nostra razza di liberarci dal male.

Paolo Marotta