LA BEFFA DEL RINNOVO CONTRATTUALE E DELL’INNOVAZIONE TELEMATICA


LA BEFFA DEL RINNOVO CONTRATTUALE E DELL’INNOVAZIONE TELEMATICA

C’è veramente chi crede che noi medici di famiglia avremmo potuto svolgere il lavoro 

che stiamo svolgendo da due mesi a questa parte, senza avere alle spalle il background, che abbiamo, di conoscenza personale, diretta, oserei dire intima, dei nostri pazienti?  

Rapporto individuale, frontale, confidenziale, questa è sempre stata la forza della Medicina di famiglia, la diretta conoscenza del paziente, del contesto familiare, sociale e lavorativo, ha fatto della nostra professione quello che è: la guida pratica per garantire la salute individuale e comunitaria in questo paese.

Ora abbiamo la tecnologia, sicuramente indispensabile sempre, ma che ancora di più ci aiuta nella gestione dell’emergenza, che ancora di più sarà di aiuto in futuro, ma che sarebbe del tutto inutile senza il passato di tangibile conoscenza dei singoli pazienti.

Non potrei, come ho fatto e sto facendo, avere rapporti telefonici ed epistolari, telematici, con pazienti di cui non so nulla, di cui mi basta sentire la voce e l’intonazione per capire se ci sono problemi, se mi stanno rivelando condizioni di reale necessità  o , al contrario , nascondendo altri tipi di disagio.

Vedevo i pazienti in ambulatorio, anche troppi e troppo spesso, ma il loro viso, il più delle volte, mi comunicava problemi di salute, difficoltà di altro tipo, sociali , familiari, personali. 

Adesso qualcuno ha ben pensato di poter guadagnare da una presunta rivoluzione tecnologica e telematica, inserita nelle pieghe di un illusorio rinnovo contrattuale che altro non fa che elargire somme dovute, rivoluzione che rischia di snaturare proprio il fulcro della Medicina territoriale, ribadisco, l’intima, personale conoscenza di chi ci ha scelto, del loro contesto, delle loro famiglie, delle loro fragilità, del loro essere individui e collettività.

Chi osanna le innovazioni tecnologiche, sapendo di poter “ fare cassa “ con l’offerta di piattaforme già pronte, guarda caso, al modico prezzo di 50 euro l’anno a medico ( moltiplicate per 47000……) non è stato in grado di cogliere l’importanza di questo momento emergenziale mettendo in luce proprio quello da cui ho cominciato questo discorso, la capacità, data dalla conoscenza, di assistere i pazienti a domicilio, senza l’aiuto della semeiotica, ma con la consapevolezza del rapporto privilegiato che si instaura tra il medico di famiglia ed il suo paziente.

E’ indiscutibile che parte della nostra attività si possa e si debba fare anche usando le “innovazioni”, il controllo di esami e referti, le inevitabili pratiche burocratiche, il controllo di parametri rilevabili a domicilio direttamente dal paziente o da chi lo affianca, l’accertamento dell’utilizzo di farmaci e presidi così come la parametrazione dell’aderenza terapeutica sono atti sicuramente effettuabili senza il contatto diretto e personale. 

Ma, ed è un grandissimo MA, non potremo, e non dovremmo, mai delegare ad uno schermo una prima visita, la visita per  verificare l’instaurasi di una nuova patologia, l’accertamento visivo e tattile di patologie vascolari o dermatologiche, la diretta sorveglianza delle complicanze di patologie croniche, penso ai tanti pazienti diabetici o a quelli con patologie polmonari croniche e soprattutto la “presenza “ come medici e confidenti in qualsiasi momento di necessità e fragilità.  Si , quindi, ad una piattaforma informatica , ma , ed è un altro grandissimo MA, una piattaforma nazionale, unica e fruibile da tutti i professionisti territoriali ed ospedalieri, che dovrebbe far capo ad un unico software, anche quello utilizzabile da tutti, ed essere collegata al fascicolo sanitario elettronico e realizzata in questi termini nel minor tempo possibile, prendendo purtroppo spunto dalla situazione emergenziale che stiamo vivendo per capire l’importanza di accorciare i tempi per unificare ed implementare organizzazione e comportamenti condivisi.

Pochi giorni fa, nel bel mezzo di questa guerra,  un paziente mi ha detto “ tu sei il mio medico di famiglia, quindi fai parte della mia famiglia “ , non è facile essere parte di centinaia di famiglie, ma questa è la nostra peculiarità e la nostra forza. 

Nessuno mi potrà convincere che vedere un paziente in videoconferenza può prendere il posto di una visita, di una mano sull’addome o di un fonendo sul torace, posso farne a meno in situazioni tragiche come le attuali, ma non vorrei da ora e per la volontà di presuntuosi sindacalisti ( meglio dire amministratori delegati di holding finanziarie) rinunciare ad una delle  professioni più belle del mondo : la cura della persona.

Maria Paola Volponi

Presidente Nazionale A.N.M.O.S.