COME LA OS MAGGIORITARIA HA DISTRUTTO LA SPECIALISTICA AMBULATORIALE INTERNA


In questi mesi si è spessissimo parlato di disagio medico, di carenza di medici, di fuga dal SSN pubblico, di demotivazione, di giovani medici senza futuro in Italia, di investimenti sprecati, di necessità di riorganizzare l’accesso alla professione. Eppure tempi e possibilità di adeguare la professione medica ai tempi attuali non sono mancati.

Per quanto riguarda la Specialistica Ambulatoriale dal 2005 sono stati siglati ben 5 contratti   ed in ognuno noi specialisti abbiamo dovuto rinunciare a pezzi di contratto, faticosamente guadagnati,  che proteggevano la nostra professionalità.

Era chiaro il tentativo di grossi poteri economici di smantellare sempre di più il SSN.

Quello che lascia molto perplessi è l’atteggiamento della più rappresentativa Organizzazione Sindacale degli Specialisti Ambulatoriali Interni che in questi anni  non ha avuto il coraggio,  nè probabilmente la volontà, di valutare attentamente i nuovi testi, pieni di insidie e trucchi, punitivi e irresponsabilmente vessatori verso i  medici.

Per contro ha impedito ai Sindacati  Minoritari di trattare norme tese a garantire migliori condizioni di lavoro a tutela dei professionisti e dei pazienti. 

Le OS maggioritaria degli Specialisti  continua  a dire che quello ottenuto è un buon contratto, che è il miglior contratto possibile che si poteva ottenere di questi tempi e che non si poteva ottenere di più. Invece, nel rispetto della posizione di questa O.S., ritengo che i testi su cui si è discusso fino ad oggi siano inadeguati, indecenti per i tempi che corrono e per la nostra professione che rischia di scomparire a vantaggio di professioni sanitarie privatizzate.

Oggi ci troviamo con una Sanità Pubblica Territoriale oramai allo stremo e in pieno declino di cui  le Regioni sono le vere responsabili a livello locale, avendo svuotato di fatto il nostro contratto non rispettando decine e decine di norme contrattuali pregresse, che avevano la funzione di proteggere l’offerta sanitaria.

Che cosa dire poi di quanto viene omesso o eluso dalle Regioni riguardo gli obblighi contrattuali verso gli Specialisti Ambulatoriali?

Un aumento del 3,48% dopo uno stallo economico di 10 anni è inaccettabile. Nonostante la cifra irrisoria ancora non viene applicato perchè i fondi necessari non sono stati accantonati!

I mancati Accordi Integrativi Regionali rendono ancor più scandalosa la costante attribuzione ad ipotetiche manchevolezze della classe  medica, qualunque disfunzione che caratterizzi l’erogazione delle prestazioni dovute all’utenza secondo la missione del SSN.

Ministero delle Finanze, della Sanità e Regioni che hanno dato il via alla de-programmazione dell’assistenza sanitaria  sanitaria tutta e della  territoriale in particolare.

Secondo l’ultimo  Report dell’Osservatorio GIMBE (N°7/2019) nel decennio 2010-2019 tra tagli e definanziamenti sono stati sottratti al SSN circa 37 miliardi, mentre il fondo nello stesso periodo è stato aumentato di soli 8,8 miliardi.

La spesa pro capite tra il 2010 e il 2016 è stata ridotta da 214,68 euro a 153,77. E stiamo parlando di Euro non delle vecchie lire!

Poliambulatori vecchi, tecnologicamente non conformi agli standard minimi, personale diminuito e demotivato, pazienti shiftati verso strutture private qualora il Poliambulatorio non sia in grado di erogare la prestazione.

Le lunghe liste di attesa, la cui riduzione viene costantemente richiesta da leggi nazionali e  delibere regionali , sbandierate dalle Aziende come cavallo di battaglia per la ricomposizione del SSN, nascono  dai ridotti finanziamenti alla sanità e dal mancato ricambio del personale medico e paramedico.

La carenza di Specialisti è in realtà causata dalla errata programmazione del Ministero della Salute e del MIUR. Gli Specialisti  non sono stati formati in numero adeguato e non è stato inoltre valutato il concomitante aumento del fabbisogno di cure che andrà crescendo, stante il trend di invecchiamento della popolazione e l’evoluzione delle tecnologie diagnostiche.

Cimo ricorda inoltre che il 30% dei medici in attività ha superato i 60 anni e il 38% è tra i 50 e 60 anni, come  possiamo pretendere che i giovani possano sostituire le carenze che si verranno a creare quando il sistema non è in grado di offrire né Specialisti, né  condizioni di lavoro dignitose?

L’approvazione del nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA), cerca di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, ma è l’ennesimo sforzo di pura teoria che non affronta il nodo reale della questione ovvero quello delle assunzioni di nuovi medici e della pubblicazione delle ore di specialistica  territoriale.

Le lunghe liste di attesa sono il risultato  di un blocco del turnover durato oltre ogni minima decenza; negli ultimi 10 anni il risparmio sul costo del personale sanitario ha rappresentato il vero tesoretto per le Regioni che hanno surrogato le carenze con contratti atipici.

La verità è che senza i medici non si possono erogare le prestazioni e, certamente, il voler limitare, anzi “imbavagliare” la professionalità non garantisce affatto la riduzione dei tempi di attesa, la qualità e soprattutto non si risponde in maniera esaustiva alla domanda di salute.

Dott. Luigi VENANZI – Specialista Ambulatoriale

Responsabile Nazionale CIMO-TERRITORIALE