SSN: 40 anni portati male, ma tantissimi auguri.


SSN: 40 anni portati male, ma tantissimi auguri.

Correva l’anno 1978, l’anno dei tre pontefici, dell’uccisione Moro da parte delle BR e, nello stesso giorno, di Peppino Impastato per mano della mafia, delle dimissioni di Leone e dell’ascesa di Pertini, degli accordi di Camp David, della dichiarazione di Alma Ata, della legge Basaglia e della legge 194 sulla interruzione di gravidanza…
Il 23 dicembre con la legge 833 nasceva il Sistema Sanitario Nazionale. Il disavanzo insostenibile delle cosiddette casse mutue, le pressioni che provenivano dal contesto sociale per le le pesanti e non più accettabili discriminazioni nell’assistenza sanitaria: si era disposti a lavorare gratis pur di non perdere il diritto ad essere tutelati in caso di malattia, portarono il Parlamento al varo di una legge di cui probabilmente si sottovalutò l’impatto economico. Finalmente si applicava l’articolo 32 della Costituzione Italiana, entrata in vigore nel 48, e rimasto disatteso per trenta anni: Il diritto alla salute non era più subordinato al lavoro ma alla cittadinanza. Ricordo ne discutemmo, a pochi giorni dall’approvazione, in una lezione di Medicina Legale; molti di noi, entusiasti per il contenuto universalistico e solidale, esultavano, ma il docente prosaicamente disse: tutto molto bello ma ricordatevi l’Italia non è la Repubblica di San Marino. Fu facile profeta in patria, dopo poco più che un decennio fu approvata quella che per tanti rappresentava una controriforma: l’aziendalizzazione del sistema secondo la legge Amato-De Lorenzo che precede di un decennio la riforma del titolo V della Costituzione. Il cerchio si chiude progressivamente con la diversificazione nei vari servizi sanitari regionali e con la colonizzazione politica di ogni ganglio decisionale del sistema. Il SSN è anche business e incapacità di gestione, tanto che si valuta in una spesa dal 20 al 30% l’impatto del malaffare e della cattiva gestione sul finanziamento annuo. Da una ospedalizzazione diffusa con cattedrali nel deserto e macchinari di avanguardia inutilizzati si è passati all’opposto: una progressiva e drastica riduzione dei posti letto, restando ben lontani dalla media europea. La territorializzazione non ha sortito l’effetto sperato anche per effetto dell ‘ insufficiente intervento sul sociale (mancanza di progetto). Si è inventato e si è discusso per anni, di UTAP, di Equipes Territoriali, di Case Salute e di altre sigle di cui non ho più memoria, di H24, di H12, di H4. Si discute di continuità dell’assistenza, di cronicità, di ricetta dematerializzata e di fascicolo elettronico. Intanto il rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo si assesta intorno al 6,5 % e continuerà a scendere. Il blocco del turnover, contratti e convenzioni anacronistici e svuotati di una seria rivalutazione economica, condizioni di lavoro insostenibili, un sempre maggior carico burocratico, incrementano pericolosamente la demotivazione dei lavoratori, spina dorsale del sistema, che finora con grande spirito di sacrificio hanno contribuito alla sostenibilità dello stesso. Tanto spazio doveva essere dedicato alla educazione sanitaria, ma dopo l’avvento di internet Dottor Google è diventato il più credibile referente della popolazione. La credibilità del SSN è ormai minata da tempo sia per la lentezza esasperante nel dare risposte sia per le carenze conseguenti alla mancanza di fondi (tagli). Eppure la sanità privata prospera e lucra occupando immediatamente ogni spazio lasciato dal sistema pubblico o addirittura si fa concorrente. Stime per difetto calcolano che circa dieci milioni di italiani hanno scarso accesso al sistema pubblico e che la spesa in strutture private ammonta a oltre 30 miliardi di euro. Si andrà verso un sistema integrativo se non addirittura sostitutivo con milioni di persone assistite da un sistema pubblico incapace di garantire perfino gli attuali LEA. La defiscalizzazione dei fondi integrativi e assicurativi porterà ad una rilevante sottrazione di soldi alle casse dello Stato ed alla creazione delle nuove “casse mutue”. La visione solo economicista del sistema Sanità ha mostrato tutti i suoi limiti e fallimenti, traducendosi in progressivi tagli lineari che non si sono trasformati in un reale risparmio, ma hanno avuto come unica conseguenza l’impoverimento dell’offerta. Nonostante tutto anche con l’attuale finanziamento sarebbe ancora possibile un SSN equo, solidale, universale. Certo è necessario porre in primis la questione morale, l’eliminazione del malaffare, il licenziamento dei gestori incapaci o inaffidabili, una approfondita analisi del sociale, la conoscenza per la revisione dell’intero sistema e la rimodulazione, senza tagli inutili e sospetti, della domanda e l’offerta (appropriata) che sicuramente dopo quaranta anni sono cambiate in una società in continua evoluzione . Noi medici e operatori sanitari, noi che più di tutti tocchiamo quotidianamente le inefficienze, gli sprechi, le inadeguatezze, dovremmo superare i limiti imposti dalle divisioni interne, dai personalismi e da un certo sindacalismo becero e anacronistico, arroccato sulla difesa di posizioni indifendibili, sempre più diviso in un corporativismo settoriale, spesso anche asservito alle velleità del ministro di turno ed incapace di una visione globale.
E allora Buon Anniversario al Servizio Sanitario Nazionale, sperando che, prima che sia troppo tardi, gli italiani aprano gli occhi e si rendano conto del valore di una Sanità equa, solidale e universalistica.

Luigi Pignataro
medico SSN

socio fondatore anmos