Convenzione Cure Primarie


 

CONVENZIONE CURE PRIMARIE. RISPOSTA A FIMMG, FIMP E SUMAI
Sono una Specialista Ambulatoriale Interna, cioè convenzionata con il SSN, ed ho letto con grande sconcerto l’articolo pubblicato il 6 giugno 2017 da FIMMG,FIMP e SUMAI. Le suddette OOSS scrivono: “La necessità di un nuovo Atto di Indirizzo e della definizione rapida delle convenzioni non è una semplice, seppur legittima, rivendicazione economica, ma rappresenta il passaggio per dare ai nostri concittadini la certezza di vedersi riconosciuto il diritto a ricevere le cure più appropriate”
Lo sconcerto nasce dal fatto che FIMMG, FIMP e SUMAI, dal febbraio 2012, momento della pubblicazione del Decreto Balduzzi, che avrebbe dovuto portare alla ridefinizione dell’organizzazione dell’assistenza territoriale, hanno firmato, avallandoli, tutti gli Atti di Indirizzo proposti dalla Conferenza Stato- Regioni.
I Medici di Assistenza Primaria, CA e 118, sono finalmente entrati in agitazione dopo che nell’aprile 2016 è stato varato l’ultimo Atto di Indirizzo che ha introdotto l’H16. H 16 significa che i medici di AP e CA debbono garantire l’apertura degli studi e le visite domiciliari dalle ore 8 alle ore 24 . Dalle 0 alle 8 i medici del 118 si devono sostituire ai medici di CA e nel contempo gestire l’emergenza.
FIMMG e FIMP si sono barricati dietro loro privilegi antichi che oggi, più che privilegi, sono divenuti cappi al collo del medico o del pediatra di famiglia. L’ambulatorio del medico di fiducia non può lavorare svincolato dal contesto del territorio e dell’ospedale. Le AFT (aggregazioni funzionali monoprofessionali volute da questi sindacati) servono esclusivamente ad aumentare gli incentivi economici solo ai futuri referenti delle stesse AFT, non a migliorare la qualità dell’assistenza. Non è un caso se FIMMG raccoglie solo il 63% delle deleghe dei medici sindacalizzati e FIMP il 76% (rilevazione SISAC 2016).
Il SUMAI da parte sua si è affrettato a firmare, nel luglio 2015, un nuovo ACN che ha modificato solo la parte normativa, ovviamente peggiorata rispetto al precedente ACN. L’aspetto più preoccupante del nuovo ACN è l’introduzione della precarizzazione anche per gli Specialisti Ambulatoriali.
L’Art.20 comma 5 recita: “Gli incarichi a tempo determinato conferiti a far data dall’entrata in vigore del presente Accordo non possono essere convertiti a tempo indeterminato”. Il SUMAI sa bene che il precedente ACN permetteva, dopo 12 mesi di incarico, il passaggio a tempo indeterminato.
ACN siglato senza alcun aumento economico; non è stato previsto neanche il recupero della contingenza. Risultato: in 8 anni abbiamo perso almeno un 20% sul potere di acquisto del nostro stipendio.
I Sindacati minoritari, che rappresentano ormai il 22% degli Specialisti Ambulatoriali, sono stati costretti a firmare, come al solito, pena l’impossibilità di partecipare ai tavoli decentrati di trattativa regionali e aziendali.
Mi chiedo e chiedo ai miei colleghi: perché FIMMG,FIMP e SUMAI si sono comportati in questo modo? Forse i loro dirigenti sindacali hanno qualche vantaggio da tutto ciò? Si tratta forse dei “primarietti delle AFT” ?
E passiamo ai Patti per la Salute che il Ministero così definisce: “ Il Patto per la Salute è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del SSN, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema.”
Ciò significa che le decisioni in merito all’assetto organizzativo del SSN vengono prese esclusivamente da Governo e Regioni e che i Sindacati, corpo intermedio dello Stato e teorica tutela dei professionisti, sono stati tagliati fuori dalla trattativa reale. I nostri Sindacati avrebbero dovuto agire in maniera molto più incisiva, ma non è stato fatto. Perché? Per garantire silenziosamente l’ingresso delle Assicurazioni Private ed ampliare la platea dei Convenzionamenti con i privati? Sembra proprio così.
Dal Sole 24 ORE del marzo 2016, autore Nino Cartabellotta – GIMBE
“Il Italia la percentuale del PIL destinato alla spesa sanitaria è inferiore alla media OCSE e tra i paesi del G7 siamo ultimi per spesa pubblica e spesa totale…Nei fatti il definanziamento della Sanità Pubblica si sta pericolosamente avvicinando a una soglia che, oltre a compromettere la qualità dell’assistenza, riduce anche l’aspettativa di vita, mentre l’avanzamento strisciante dell’intermediazione assicurativa mina silenziosamente il modello di un Servizio Sanitario Pubblico.
Al di là degli slogan populisti i dati sono incontestabili: oltre 30 miliardi di Euro in meno dal 2012 per effetto di varie manovre finanziarie”.
Il definanziamento del SSN diventa ancora più cospicuo se ai tagli si aggiunge la detassazione delle assicurazioni sanitarie complementari prevista da un decreto del governo Renzi nel 2016 (se le assicurazioni vengono detassate lo Stato perde introiti), decreto collegato all’introduzione nella legge Madia sul Pubblico Impiego del concetto di “contrattualizzazione del welfare”.
Cos’è la contrattualizzazione del welfare? Non si aumenta più lo stipendio ai dipendenti pubblici e privati, ma gli si offre una Assicurazione Sanitaria Complementare. I servizi sanitari meno onerosi saranno forniti dalle assicurazioni private, quelli più complessi e rischiosi rimarranno a carico del SSN.
Cosa possono fare i medici italiani? Innanzi tutto pensarsi come corpo unico che gestisce la salute mettendo da parte interessi squisitamente corporativi e competitivi e informare i cittadini su quanto sta avvenendo.
Smettere di pensare che solo la Libera Professione può garantire cospicue entrate economiche. E’ chiaro ormai che solo una piccola percentuale di medici (primari e primarietti) si arricchisce con la Libera Professione.
Le Strutture Convenzionate e le Assicurazioni non fanno beneficienza ai medici, ma lucrano sulla salute dei cittadini, abbassando spesso la qualità delle prestazioni e contribuendo ad incrementare la percentuale di interventi inappropriati.
Dovremmo pretendere per tutti i medici, sia convenzionati che dipendenti, il ripristino del tempo indeterminato e la rivalutazione economica che ci spetta.
Pretendere dal Governo e dalle Regioni una REALE Programmazione Sanitaria che tenga conto dei nuovi bisogni di salute della popolazione e che quindi preveda la formazione universitaria di un adeguato numero di medici e relative specializzazioni.
Di parole ne abbiamo sentite e lette tante, ma “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Il mare in cui stanno annegando il nostro SSN e l’Art 32 della nostra Costituzione.

Per l’ASSOCIAZINE NAZIONALE MEDICI ED OPERATORI SANITARI (A.N.M.O.S.)
Dott.ssa Viviana Ciarrocca
Socio Fondatore A.N.M.O.S