LE CASSE PREVIDENZIALI PRIVATE aderiscono al Fondo Atlante 2


ANMOS desidera informare tuti i medici italiani, in servizio o in pensione, che ADEPP, tra cui ENPAM, come si legge nel sito, ha adottato lunedì 26 luglio la delibera di adesione al FONDO ATLANTE 2.

L’assemblea dell’Adepp sottolinea l’importanza di investire a sostegno del sistema Paese nel quale i professionisti operano e valuta con la massima attenzione l’investimento in Atlante2.
Considerata la priorità del ruolo dei cda, del rispetto delle asset allocation e delle procedure nelle proprie politiche di investimento, nell’attesa di ricevere le proposte tecniche per le necessarie valutazioni sui rischi e sul rendimento nonché le formali direttive da parte dei ministeri vigilanti in materia di investimenti

DELIBERA

di sostenere l’iniziativa Atlante2“.

La decisione comporta il complessivo finanziamento di 500 milioni. Non è nota la quota parte di adesione di ENPAM.

Si tratta di scelta politica, rispetto al problema del salvataggio dei crediti cosiddetti “incagliati” di diversi istituti di credito. La delibera repentina è stata adottata dopo incontro delle Casse Private alla presenza del premier Renzi e del Ministro del Tesoro.

Non sono chiari i dettagli prossimi dell’operazione.

Si riporta comunque l’articolo apparso a cura del giornalista specializzato FERDINANDOGIUGLIANO.

 

“BANCHE, ILCOSTO NASCOSTO DELL’INTERVENTO DI ATLANTE

FERDINANDOGIUGLIANO – La Repubblica 27 luglio 2016, pag. 29

 

Un indovinello avvolto nel mistero all’interno di un enigma: Le parole di Winston Churchill sulle intenzioni della Russia all’inizio della Seconda Guerra Mondiale sono al momento la descrizione migliore del futuro del Monte dei Paschi di Siena. Atre giorni dalla pubblicazione dei risultati degli stress test sulle maggiori banche europee, non è ancora chiaro come verranno gestite le conseguenze sui mercati di una probabile bocciatura di uno dei principali istituti di credito del Paese.

Un paradosso è che gli unici dettagli emersi finora riguardo ad un possibile salvataggio sono forse più preoccupanti di questa coltre d’incertezza. Il Fondo Atlante, creato qualche mese fa per proteggere gli aumenti di capitale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è pronto a ricapitalizzarsi per entrare di nuovo in azione. A differenza di quelle due operazioni, però, quella su Mps appare più rischiosa ed evitabile. L’idea a cui sta lavorando Atlante sarebbe quella di acquistare una fetta sostanziale dei crediti deteriorati che gravano sul bilancio del Monte a prezzi superiori a quelli che gli altri operatori specializzati sono disposti a spendere. Questo limiterebbe l’entità del buco nei conti di Mps, rendendo più plausibilel ‘ipotesi di un aumento di capitale finanziato interamente con soldi privati.

L’appeal di questa operazione è chiaro: l’alternativa di un eventuale intervento pubblico a sostegno di Mps farebbe quasi sicuramente scattare il “bail in” degli obbligazionisti subordinati, a causa delle regole europee sugli aiuti di Stato. Atlante risparmierebbe così un problema politico al premier Matteo Renzi, che non dovrebbe fronteggiare la rabbia delle decine di migliaia di investitori “retail” del Monte, dopo quella degli obbligazionisti di Banca Etruria e delle sue tre sorelle. Le banche italiane eviterebbero un nuovo episodio di ” bail in” nel sistema, che quasi sicuramente farebbe salire il costo di emissione del loro debito. Il problema di questo schema è che i soldi per finanziarlo non arrivano dall’albero degli zecchini d’oro. Se Atlante comprerà crediti deteriorati a prezzi superiori a quelli offerti oggi dal mercato sarà soltanto perché i suoi finanziatori accetteranno di vedere remunerato il rischio meno degli altri investitori. Il risultato sarà un travaso verso Mps di risorse che potrebbero essere destinate altrove.

Fino ad ora la platea di contribuenti ad Atlante ha riguardato principalmente le altre banche. Da UniCredit a Intesa Sanpaolo, passando per Ubi, quasi tutti gli istituti di credito italiano hanno scelto di tassarsi per tutelare la stabilità del sistema. La scelta è legittima, e può essere letta come un’assicurazione contro possibili shock. Un problema , però, è che il tagliando sta cominciando a diventare davvero costoso.

È impossibile speculare sulle future perdite di Atlante. Ma la vicenda del salvataggio delle quattro banche nell’autunno scorso, quando ancora il veicolo guidato da Alessandro Penati non esisteva, offre un invito alla cautela.

In quella istanza, gli istituti di credito italiani hanno anticipato tre anni di contributi al fondo di risoluzione delle banche per salvaguardare gli obbligazionisti ordinari, che in alternativa avrebbero sofferto delle perdite. Si tratta di soldi che difficilmente rivedranno indietro: questo mese sono arrivate le offerte per le parti messe in salvo delle quattro banche e sono ben inferiori alla cifra che ci si aspettava di ricavare.

L’aspetto più preoccupante però riguarda gli altri contribuenti. Alla nuova raccolta di Atlante parteciperanno anche le casse previdenziali. Cassa Depositi e Prestiti, che è custode del risparmio postale, dovrebbe versare altri soldi in aggiunta ai 500 milioni di euro messi in una prima fase.

Non vi è dubbio che sia opportuno cercare di mobilizzare la ricchezza delle famiglie italiane in investimenti più rischiosi, per esempio, dei titoli di Stato. Il risparmio privato è una delle leve da cui far ripartire il Paese. Ma l’Italia non riparte investendo in crediti deteriorati a prezzi fuori mercato. Cdp potrebbe concentrare le risorse che vuole investire in Atlante nella sua meritoria attività a sostegno delle start up, incoraggiando le casse previdenziali, spesso troppo conservatrici nelle loro scelte d’investimento, a fare lo stesso. Il Governo, che negli ultimi mesi ha spinto molto per far ingrandire le piccole imprese con progetti come “Finanza per la Crescita” dovrebbe essere entusiasta di una scelta di questo tipo.

Per Mps esistono i margini per una soluzione senza un intervento troppo generoso di Atlante. In assenza di investitori privati, lo Stato può intervenire direttamente nel capitale della banca, dopo aver chiesto un contributo agli obbligazionisti subordinati. Secondo le leggi europee, questi possono essere sempre salvati in caso di reali rischi perla stabilità del sistema, un tema su cui la Banca Centrale Europea farebbe bene ad esprimere un giudizio.

Ma gli obbligazionisti subordinati delle banche non possono essere trattati come una sorta di specie protetta, per cui sacrificare altre forme di risparmio. Per anni, molti di questi investitori hanno goduto di tassi d’interesse sostanziosi, più alti rispetto a chi ha messo i soldi in titoli più sicuri. Se ci sono state frodi, queste devono essere individuate e punite, non essere una scusa per un salvataggio permanente”.

Per il dibattito innescato dalla decisione si può andare al sito

http://formiche.net/2016/07/28/fondo-atlante-2-ecco-come-e-perche-le-casse-di-previdenza-discutono-e-si-dividono/

 

 

 


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Informazioni su Gianfranco Rivellini

Specialista in Psichiatria dal 1995, Criminologia Clinica e Psichiatria Forense dal 2001. Dirigente medico, dal 1995 presso ASST Mantova. Svolge il ruolo di perito del giudice in materia psichiatrico forense da oltre 15 anni. Attualmente Consigliere Nazionale ANAAO-ASSOMED. E' stato membro delegazione trattante di parte sindacale CCNL Dirigenza medica presso ARAN, a partire dall'anno 2000. Socio Fondatore ANMOS------------------------------------------------------------------------------------------------- mail to: anmosrivellini@yahoo.it