Quanto pesa un secchiello di sabbia? Il prossimo contratto si occupi di tutelare la salute anche dei Medici


Cosa rispondereste a questa semplice domanda? Sicuramente che dipende da quanto è grosso il secchiello, da quanto pesa la sabbia a cm cubo ed infine da quanto verrà riempito il secchiello, questo rispondereste. Tutto vero, ma se vi rispondessi che il secchiello è di quello con cui giocano i bambini sulla spiaggia, la sabbia è quella del mare, asciutta e che il secchiello è riempito a metà? La vostra mente cercherebbe di focalizzare l’immagine che si è costruita nella memoria, nella nostra esperienza, analogamente cercheremmo di soppesare con la mente il peso della sabbia e daremo le nostre valutazioni, per esempio 500 gr. Eppure la risposta per quanto pure si avvicini alla stima reale sarebbe sempre sbagliata, perché seppure dovessimo centrare a pieno la stima al singolo granello di sabbia, il peso non è altro che una convenzione che tiene conto di alcuni parametri oggettivi, ma non del più importante, quello soggettivo. Per esempio, appare evidente che il peso varia a secondo se a sollevare il secchiello sia un bambino piccolo o un adulto, per il primo il secchiello sarà pesante per il secondo leggero. Ma anche per l’adulto il peso varierà se prendiamo in considerazione un ulteriore variabile, ovvero il tempo. Se alziamo il secchiello per un minuto le nostre dita non se ne accorgeranno neppure, se lo teniamo alzato per un’ora, avremo qualche formicolio alla mano, se lo teniamo per 12 ore il nostro braccio sarà intorpidito e le dita saranno insensibili e diventeranno livide, se lo teniamo per una settimana le nostre dita non riusciranno più a sostenere il peso e molleranno la presa, il secchiello sarà diventato pesantissimo.

Gli psichiatri usano un esempio simile per sostenere come il sonno serva per cancellare le tante paure ansie e delusioni che si sono accumulate nella giornata, altrimenti se si dovessero sommare a quelle dei giorni precedenti per un x numero di giorni, per noi tutti, sarebbe impossibile vivere diventerebbe impossibile sostenere il peso della nostra esistenza. Si appunto la notte come momento di riposo non solo fisico, ma anche e soprattutto mentale. La perdita del sonno ripetuta divento quindi un ulteriore aggravio. Il fatto che quanto si è riuscito a fare da giovani diventa impossibile all’incedere dell’età, come, per ciascuno di noi, si debba sommare tutto il lavoro svolto, trovando, prevedendo in anticipo il momento di rottura, e quindi, imporre di fermarsi prima, prima che il secchio venga mollato o si muoia nel tentavo estremo di non farlo.

 

Non ci sorprende quindi un bell’articolo di JAMA. (2016;315(16):1726-1734) Association Between Rotating Night Shift Work and Risk of Coronary Heart Disease Among Women” le cui conclusioni sono state “Tra le donne che hanno lavorato come infermiere che hanno registrato la durata più lunga di rotazione lavoro notturno è stato associato ad un aumento statisticamente significativo ma piccolo incremento del rischio Coronaropatico”. Ma soprattutto che “il rischio diminuisce dopo la cessazione del lavoro a turni di notte con il rischio di malattia coronarica diminuito NHS 2 (P <.001 per trend)”.

 

La conclusione è quindi che lavorare le notti aumenta il rischio di malattia coronarica, diminuisce le aspettative le di vita, ma anche che se si interrompono i turni via via il rischio si abbatte.

 

Ma questo lavoro non fa che aggiungersi a quanto già noto: il lavoro notturno rappresenta una condizione di stress per l’organismo perché va a sconvolgere il normale ritmo del ciclo sonno/veglia inducendo cambiamenti nella normale variabilità circadiana delle funzioni biologiche come per esempio: la temperatura corporea, la produzione di urina, la secrezione di alcuni ormoni. Il lavoratore lamenta quindi stanchezza, svogliatezza, apatia ed a lungo andare può avere ripercussioni vere e proprie sulla salute. Sul lungo periodo il lavoratore a turni può andare incontro ;

  • Disturbi del sonno.
  • Stress
  • Aumento di peso. La rottura dei ritmi circadiani alterano il metabolismo, riducendo il metabolismo a riposo (consumo dell’energia basale) e aumentando i livelli ematici di glucosio, con un conseguente aumento del rischio di obesità e di diabete.
  • Malattie dell’apparato gastroenterico. Si riscontra una più alta incidenza di disturbi e malattie gastrointestinali (gastrite cronica, gastroduodenite, ulcera peptica e colite)
  • Effetti sulla sfera psicoaffettiva. Secondo una revisione recente, il lavoro a turni ha effetti sulla salute mentale con una maggiore propensione al manifestarsi di patologie neuropsichiche come disturbi del tono dell’umore, ansia e nervosismo.
  • Malattie cardiovascolari. Secondo uno studio del 2010 il lavoro con turni notturni è associato a un aumento del 40% del rischio di malattie coronariche.

 

Sono questi i motivi per cui si sono messi i turnisti di notte tra i lavori “usuranti”, seppure avere alzato l’asticella tanto alta rende almeno per i medici inutile e inesigibile tale riforma.

Per questo la normativa CEE impone il riposo dopo la notte.

 

Lavorare la notte si può, ma non troppo e soprattutto mai troppo a lungo ed oggi, viceversa, con l’aumento eccessivo dell’età per andare in pensione, il periodo di lavoro e quindi l’esigenza di dover garantire i turni di notte è diventato decisamente troppo critico. Non si possono fare attività di particolare impegno fisico fino a 67 anni !

 

Dovremo stabilire un tetto massimo alle notti, non solo il numero massimo di notte effettuabili nel mese ma anche il numero totali di notti che si sono fatte durante la vita lavorativa, arrivando a determinare un valore soglia superato il quale si debba smettere obbligatoriamente. Per questo dovremo essere incisivi e propositivi prima tra tutti con la CEE, solo da li potrebbero partire raccomandazioni vincolanti. Si stabilisca infine un’età oltre la quale bisogna diminuire il numero delle notti mensili ed una oltre la quale sia vietato farle, costringendo la amministrazione ad affiancare a qual medico un collega più giovane (staffetta generazionale) o prevedendo in questi casi possibilità a prepensionamento.

 

Per questo ANAAO, come ho avuto modo di chiedere al presidente dell’ARAN Gasparrini in un bell’incontro organizzato da COSMED, chiederà nel prossimo contratto di lavoro maggiore tutele per chi lavora le notti prevedendo sia un tetto massimo di notti per mese sia che per lavori di maggiore impatto assistenziale (notti, turni di pronto soccorso, sedute di sala operatoria, guardie ecc.) siano esentati i lavoratori che hanno raggiunto determinati limiti di età.

La risposta è stata che su questa materia il prossimo tavolo contrattuale potrà discutere e proporre soluzioni. Vedremo.

Consigliere Nazionale ANAAO
Socio fondatore ANMOS
Dirigente medico Ospedale San Camillo Forlanini- Roma
Medico di Pronto soccorso . Incarico di Team Leader

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