Cosa hanno in comune un malato ed un involtino ? (Appello all’intersindacale medica, al ministro Poletti ed al ministro Lorenzin)


 

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Immaginate ora che la stessa donna/uomo affronti la stessa ricetta ma con una puntina da disegno infissa tra le vertebre lombari: ogni movimento genera un dolore, non forte ma fastidioso, deve stare attenta a non fare quello specifico movimento ma se si distrae dal non farlo la coglie una fitta di dolore. Immaginate che abbia tra le dite a mo’ di anello tanti elastici che permettono si il movimento delle dita ma con scarsa precisione e maggiore fatica. Immaginate che questa stessa donna abbia sudato e che il sudore abbia appannato un po’, ma non del tutto, gli occhiali, permettendole si di vedere ma non in modo chiaro, ed infine immaginate cha abbia dormito male e che sia stanca, di quella stanchezza che ti pervade e ti crea affanno anche alle piccole cose. Voi direte in quelle condizioni… non cucina, va al ristorante. No, per senso del dovere verso la famiglia, per orgoglio o peggio per obbligo deve cucinare. Ed allora ci immaginiamo che le striscioline di sedano e carota non saranno poi tutte uguali, che nel rifilare la carne sarà lasciato qualche nervetto (anche perché non visti causa l’occhiale appannato), che il nodo fatto non sarà legato al meglio e che in cottura si scioglierà, che l’involtino sarà messo a cuocere nei tempi sbagliati ed infine che è possibile che la stanchezza faccia sì che l’involtino rimanga troppo nella padella o che non sia girato rimanendo bruciato da una parte e crudo dall’altra.

Ora immaginate che la cuoca sia il vostro medico che abbia 65 anni (e dovrà lavorare peraltro per altri 3 anni) e che non stia male, ma che come quasi tutte le persone della sua età, abbia una discopatia che non le permette di stare troppo a lungo in piedi ferma/o, una modesta artrosi alle mani che non rendono i movimenti delle falangi quelli dei suoi 20 anni, una modesta cataratta che non necessita di intervento ma che limita comunque la vista aggravata dalla presbiopia fisiologica dell’età e la stanchezza sia aggravata dal dover lavorare ogni giorno per una media di 38 ore settimana in un ambiente sempre più frenetico, veloce, cattivo dovuto ai tanti compiti da assolvere ed il poco personale presente.

Immaginate a questo punto che l’involtino sia vostro figlio, che debba essere sottoposto ad un intervento facile di appendicectomia e che il coltello affilato sia il bisturi, il tagliere il tavolo operatorio, carota e sedano i piani cutaneo e muscolare, la carne l’appendice infiammata, il filo la sutura che chiuderà l’intestino reciso, e la cottura il controllo dell’emostasi del campo operatorio e la revisione di quanto fatto per essere sicuri di non lasciare garze o ferri.

Direte che è una esagerazione. Lo credete voi.

Ieri ero in scuola di mia figlia ad attendere (ore) il bi-annuale colloquio con gli inseganti. Non conoscevo tutti gli altri genitori. Nella attesa ho notato una signora della mia stessa età che aveva atteggiamenti di stanchezza e di sofferenza pari ai mie e che tutti gli altri genitori non avevano. Ho scoperto quindi che tra i genitori è presente un medico, un medico otorino, che come me smontava dalla guardia e che si lamentava come a 53 anni la schiena fosse a pezzi dopo la sala operatoria, di come sia insopportabile l’aria condizionata puntata scontro la colonna e di come l’immobilità negli interventi sia diventata ogni giorno più fastidiosa. Immaginate come sarà tra 12 anni quando sarà costretta al medesimo carico di lavoro. La scorsa settimana in un direttivo regionale del mio sindacato ho sentito venire da tre segretari aziendali di diverse ASL una sola richiesta: permettere a chi ha raggiunto certi limiti di età di uscire dalla guardie notturne diventate per tanti un peso eccessivo.

Vedete, ogni tanto noi medici ci vergogniamo di avanzare proposte visto che siamo ritenuti o ci riteniamo noi stessi più fortunati di altri lavoratori in tempi di crisi.

La riforma Fornero sulla nostra categoria è passata in silenzio… Bene, è uno sbaglio.

Per tanti nostri colleghi fare le stesse cose all’incedere dell’età non è più possibile, fattibile ed il blocco del ricambio generazionale fa si che sempre a loro, volenti o nolenti, tocchi assolvere a quelle funzioni, anzi peggio a maggiori carichi. Si esce molto dopo ed al contempo si lavora molto di più. Una cosa era lasciare il lavoro a 61/62 anni un’altra a 68.

Non direi 68 diciamo 2 anni a 70, rende più l’idea.

Per altri lavoratori che assolvono compiti forse anche più faticanti ma sicuramente molto meno pericolosi per la vita dei cittadini si sta facendo qualche cosa. Viceversa “i medici ospedalieri non saranno toccati dal decreto governativo appena firmato dal ministro del lavoro Giuliano Poletti”, che offre la chance del part-time a pari contribuzione ai lavoratori del privato, proprio perché non sono dipendenti privati. Perché?

Invito l’intersindacale medica a voler affrontare anche questo problema che seppure non riguarda l’intera categoria riguarda sicuramente tutte le discipline chirurgiche, i medici di urgenza e emergenza, tutti i medici costretti a più di tre notti al mese che hanno superato o sono in procinto di superare i 60 anni anagrafici.

Si preveda che nella normativa europea dei riposi compensativi sia inserito anche il limite dei 60 anni per le notti e più in generale per il lavoro usurante in medicina e si inserisca nel prossimo contratto di lavoro. Si costringa le ASL ad assumere personale giovane li dove la media di età di quello specifico reparto superi una media stabilita. Si avvii la “staffetta generazionale”, si completi la formazione dei medici specializzandi negli ospedali o si dia corpo ad una formazione specialistica ospedaliera visto che, se è vero che quel medico ultra sessante non sarà più tanto in forma dal punto di vista fisico, potrà viceversa essere un magnifico tutor per chi entra ed ha tanta forza ed energia ma poca esperienza. Si preveda una osmosi con la specialistica ambulatoriale permettendo a chi ne faccia richiesta di poter concludere la propria carriera negli ambulatori diventando al contempo un momento di vera osmosi ospedale/territorio.

Ministro Lorenzin, batti un colpo, difendici. E’ il ministro della Sanità, in ultima analisi, il nostro ministro, che deve concordare con Poletti e con il Governo norme che salvaguardino anche noi medici ed in ultima analisi anche i pazienti.

Francesco Medici

Consigliere Nazionale ANAAO
Socio fondatore ANMOS
Dirigente medico Ospedale San Camillo Forlanini- Roma
Medico di Pronto soccorso . Incarico di Team Leader


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Informazioni su Francesco Medici

Consigliere Nazionale ANAAO Socio fondatore ANMOS Consigliere nazionale COSMED Dirigente medico Ospedale San Camillo Forlanini- Roma Medico di Pronto soccorso . Incarico di Team Leader